L’Oiseau de feu è un concerto sinfonico che vede protagoniste musiche di Igor’ Stravinskij e di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Fabio Luisi, Direttore onorario dell’Opera Carlo Felice Genova, sarà sul podio con l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala. Il programma è molto legato al mondo della danza, sia Stravinskij sia Čajkovskij hanno esplorato, da punti di vista tanto diversi, l’affascinante unione che da sempre ha legato il corpo e il movimento con la musica e il ritmo, regalandoci alcune delle pagine musicali per danza più affascinanti e coinvolgenti di sempre.
IGOR’ STRAVINSKIJ
L’Oiseau de feu
Suite dal balletto per orchestra n. 3 (1945)
PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ
Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64
Direttore
Fabio Luisi
Orchestra
Accademia Teatro alla Scala
PARTNER UFFICIALE DELLA TOURNÉE
Uno dei protagonisti della vita musicale di Parigi ad inizio Novecento fu l’impresario russo Sergej Djaghilev, fondatore della compagnia Ballets Russes. Fu proprio Djaghilev ad intuire per primo il talento fuori dal comune di un giovane compositore russo ancora sconosciuto in Europa, Igor Stravinskij, a cui commissionò un balletto nel dicembre del 1909. Il soggetto era stato scritto da Djaghilev e da altri colleghi della Compagnia traendo ispirazione da una fiaba russa in cui il protagonista Ivan Zarevich riesce a spezzare l’incantesimo del mago Kašej (che incarna il male) grazie all’Uccello di fuoco, una creatura mitologica che rappresenta la forza del bene. Pochi mesi dopo la composizione terminò, e L’oiseau de feu andò in scena all’Opéra di Parigi il 25 giugno 1910. La musica di Stravinskij si rivelò subito incredibilmente innovativa, il giovane compositore non aveva avuto uno strutturato percorso accademico, ed era per questo particolarmente libero nella propria espressione musicale. L’Uccello di fuoco reca una dedica al maestro morto da due anni Rimskij-Korsakov, con questo lavoro l’allievo si distacca definitivamente dall’unico elemento di tradizionale ‘accademia’ della sua formazione. La musica di Stravinskij colpisce sin da subito pubblico e critica. Nell’alternarsi delle danze, spicca centrale l’elemento ritmico, aspetto che caratterizza ciascun tema. Più che allo sviluppo formale, Stravinskij tende alla ripresa e alla variazione dei temi, realizzando una sequenza di scene dove vengano delineati con grande rapidità i tratti del contenuto programmatico attraverso un linguaggio musicale autonomo e travolgente. L’Uccello di fuoco non tardò ad affermarsi presto anche in forma concertistica, tanto che già nel 1911 Stravinskij ne mise a punto una prima Suite orchestrale costituita da sei danze, a cui seguì una seconda nel 1919 (con cinque danze e un organico più ridotto) e una terza nel 1945. In questa terza versione della Suite, Stravinskij alleggerisce ulteriormente l’organico, e inserisce un totale di dodici danze recuperando parte del materiale originale. La Suite del ’45 tornò poi in scena con grandissimo successo nella coreografia del New York City Ballet.
La Sinfonia n. 5 in mi minore di Čajkovskij nasce tra la primavera e l’estate del 1888. Dopo un periodo difficile, il compositore torna a confrontarsi con l’impegnativo genere della sinfonia undici anni dopo la precedente. Dalla lettura della corrispondenza di quel periodo emerge che Caikovskij alternasse momenti di slancio a esitazioni dovute a problemi personali e un senso di sfiducia in sé stesso. Nonostante la calorosa accoglienza sin dalla prima esecuzione, di cui fu direttore a San Pietroburgo nell’autunno dello stesso anno, il compositore si disse incerto circa la qualità della sua Quinta. In realtà, è oggi chiaro che nella Sinfonia n. 5 emergano qualità espressive notevoli e superiori alle sinfonie precedenti. Gli anni intercorsi tra le prime quattro sinfonie e la Quinta servirono sicuramente all’ulteriore maturazione dello stile e della scrittura, che giunse a vette prima inesplorate. Nella struttura, Čajkovskij procede sul solco della tradizione classico-romantica articolando la Sinfonia in quattro movimenti. Il primo movimento introduce il tema centrale, che tornerà anche in seguito, attraverso l’introduzione dal colore scuro e misterioso, e poi con il primo tema dal carattere quasi marziale e il secondo, più dolce e conciliante. Nell’Andante Čajkovskij inserisce due temi, entrambi di grandiosa intensità, in contrasto tra loro, raggiungendo punti di espressività senza pari. Lo Scherzo ha un’apparente leggerezza, quella che appartiene storicamente al suo ruolo, eppure una lieve tensione genera più un senso di malinconia e sconforto. Con il Finale emerge infine la speranza, il tema del destino torna in tonalità maggiore e con incedere solenne, trionfale. Di ispirazione romantica, con particolare riferimento a Berlioz e a Liszt, la scelta di utilizzare un ‘Leitmotiv’ o ‘idea fissa’, un tema che torna variando di movimento in movimento. Questo tema protagonista ha il senso di un destino che incombe, e che sembra presagire nel pessimismo generale una speranza nella fede.
Ludovica Gelpi